mercoledì 14 aprile 2010

Sorriso Incompleto - Atto Primo

Le cose cambiano velocemente, disse Lanegan, ti trovi a dire delle frasi, e un momento dopo ti scopri innamorato di nuovo. Che lei sia bella, profumata e affascinante certo, è un dato oggettivo, ma vogliamo parlare di quello che sente lo stomaco, sottosopra, pieno di FARFALLINE...si lo so, Marian, le farfalle sono nel cervello, nella testa, di solito...ma personalmente mi rimangono sempre nello stomaco, insieme a quella sensazione in cui senti il mondo ai tuoi piedi, con un sorriso sornione sulle labbra da condividere solo con Lei.

E poi, dopo un solo incontro scopri che la magia che tanto hai conservato, di cui ti sei riempito gli occhi fino a smaniare per mostrarla al mondo, questa Magia tanto splendida, l'avevi vista solo tu.
Marian capisci, Lei, quella che era già la Mia Lei, non ha avuto una sola parola di riguardo, ha preso gli ultimi due baci dalla mia bocca tremante " Questi li tengo a farmi compagnia per la giornata, so già che mi mancherai" le ho sussurrato e Lei con un sorrisetto supponente, ha aperto la porta di casa, mi ha accompagnato giù dalle scale, sorridendo agli operai che incontrava scendendo. Era già pronta ad un altro mondo.

Lanegan rimaneva così, a fumare le sue sigarette, maledicendosi per questo vizio e nel contempo non potendone fare a meno.
Seduto nel suo studio, sulla poltrona di pelle e acciaio che da sempre gli faceva da nido ai pensieri più intimi, li come in una storia senza fine, Lanegan si lasciò scappare una dolce lacrima.
Scoprì, come in effetti fu, che l'aveva persa per sempre.

Marian non l'aveva mai visto così, certo, sapeva che dietro la camicia bianca sempre impeccabile e le bretelle nere perfettamente tese, c'era qualcosa di + che un virtuoso investigatore.
Lo vedeva nel suo splendore di uomo ferito, di preda agoniante.
Si, Marian rivedeva finalmente l'Uomo che stava dietro agli occhi sfuggenti del suo capo.


Sorriso Incompleto - Atto Primo-II

Marian, lo adorava. Così chiuso al mondo ma così intuibile, ormai conosceva ogni vezzo, ogni delirante ripetersi di gesti che lo aiutavano a stare concentrato.
A volte sfarfallava le mani sui tasti della macchina da scrivere per ore, non scrivendo nulla, facendo solo un clack clack, come se stesse scrivendo forsennatamente, e invece, Marian, attirata dal rumore, alzava gli occhi e scorgeva sempre lo stesso foglio bianco spuntare come una lingua irriverente, immobile. Le veniva da sorridere allora, non c'era nemmeno più bisogno di controllare, il clack clack la metteva di buon umore perchè sapeva che Ted Lanegan era li a sbuffare e riflettere sul modo migliore per chiudere il caso. Prima o poi avrebbe iniziato veramente a scrivere.

Marian lavorava con lui da due anni.

Aveva girato la città in cerca di un'occupazione qualsiasi, era giovane e inesperta e nessuno l'aveva voluta.

Si era rifugiata dentro ad un baretto vicino all'università nella speranza di incontrare qualche amica per consolarsi un pò, ma la primavera non l'aiutava. Le ragazze erano tutte affaccendate, passavano in bicicletta o a piedi portando sorrisi e cuori in cima ai libri dei corsi.Scrollò la testa: si era lasciata alle spalle l'università, i sorrisi e innegabilmente anche il cuore.

Girava distrattamente il suo caffè ormai freddo quando Ted era entrato.
Aveva salutato il cameriere con un cenno della mano e si era seduto al tavolino più isolato del locale. Alle sue spalle il piccolo candeliere che illuminava svogliatamente la tapezzeria bordeaux gli aveva regalato un'ombra netta sul viso. Si era girato, come se volesse togliere quell'alone di buio e aveva notato Marian.
Era una cosetta piccola, rannicchiata nei suoi pensieri, con un espressione seria poco adatta alla dolcezza del viso. Aveva occhi profondi come si vedono certe volte in una donna triste dell'est, ma brillava e tutto di lei faceva pensare ad una giovane studentessa.

Ted non potè più smettere di fissarla

Sorriso Incompleto - Atto Primo-III

Marian, percepì la curiosità di occhi estranei e sollevò lo sguardo.
E' veramente troppo giovane, pensò Ted, potrebbe al massimo farmi da segretaria.
La scelse così, scartandola come possibile amante e rischiando una figuraccia mentre si avvicinava porgendole il suo biglietto da visita.

Marian allungò la mano, prese il piccolo pezzo di cartoncino e lo lesse con attenzione senza capirne molto di più. Ted allora parlò. Gli affari andavano meglio, il lavoro aumentava e si era reso conto di non poter più gestire tutto quanto da solo, cercava insomma una segretaria. Era forse interessata? Lei rimase a bocca aperta, si sentiva così scoraggiata fino ad un attimo prima ed ecco spuntare la prospettiva di un nuovo lavoro.
Saltò al collo di Ted abbracciandolo mentre cantilenava una serie di Si! Ted confuso, senti il lieve profumo di Iris che Marian sprigionava e la allontanò leggermente, maledicendo contemporaneamente il proprio buon senso.
In questo impeto di gioia Marian aveva dimenticato persino di chiedere di cosa si occupava Ted, ma poco importava. In quel giorno di primavera, in cui tutti sembravano conoscere il loro posto nel mondo, Marian aveva trovato finalmente il suo.

Lo ricordavà così, con estrema dolcezza e stupore il loro primo incontro.
Ted non le mostrò mai più quella scintilla che lei aveva percepito nei suoi occhi, la poteva però scorgere ora, dentro a quella singola lacrima che scendeva piano, un bagliore sprecato per una Lei senza cuore di cui non conosceva nemmeno il nome.

Lanegan si ricompose. Dopo tutto si era fatto stupidamente ingabbiare da un paio di lunghe ciglia misteriose.

Sharon aveva un corpo mozzafiato e occhi temibili, sorrideva al mondo noncurante delle ferite che causava. Trattava tutti con un mix esplosivo di gesti galanti ed ironia e gli uomini finivano per innamorarsi di lei. Era arrivata da poco come aiuto cameriera proprio in quel bar dove Lanegan e Marian si erano incontrati, e aveva già fatto strage di cuori di universitari e non.
Ted non le aveva dato importanza, troppo preso dai suoi casi rimaneva indenne al suo fascino.
Sharon dal canto suo aveva il vezzo particolare quando si rivolgeva a Ted di soppesare le parole per fare in modo che ne rimanesse sempre sorpreso. Bastava che Ted si pettinasse diversamente e lei lo faceva notare, un giorno arrivava più tardi e lei lo rimacava. Sembrava essere costantemente alla ricerca di qualche attenzione particolare.
Ted già invischiato in relazioni tutt'altro che serene, rispondeva con toni scanzonati, apprezzando al contempo tanto interesse.
Una mattina Ted si svegliò con impresso nella mente il sorriso di Sharon e tutto cambiò.




Sorriso Incompleto - Atto Primo-IV

Sharon era adagiata su un morbido groviglio di lenzuola e indossava solo un costume da bagno.
La sua pelle abbronzata mandava bagliori suadenti.
E lo fissava.

Lui in piedi al bordo di quel letto infinito non poteva distogliere gli occhi dal suo splendido corpo.
Sharon piegò la testa di lato e lo invitò con una mano a sdraiarsi al suo fianco.
Ted si rese conto di non poter far altro che andare da lei.

Rimasero a guardarsi negli occhi per un istante che sembrò infinito e poi lei sussurrò una frase.

Ted si svegliò in quell'istante, non era riuscito a sentire quello che Sharon stava per dirgli ma, come succede nei sogni, lo sapeva già.
-TU SEI IL PRIMO.




Sorriso Incompleto - Atto Primo-V

Sharon era li, come tutti i giorni, dietro al bancone a servire caffè e sorrisi, eppure quel giorno la sentiva lontanissima.
L'aveva avuta così vicino nel suo sogno ed ora, non poteva nemmeno allungare la mano per accarezzarle i capelli.

Si avvicinò al bancone, Ted, e chiese un caffè.
Sharon lo servì distratta, diversa, irraggiungibile.

Tad, abbassò la testa e la scosse lentamente. Si era cacciato in un brutto guaio pericoloso.

Proprio ora che aveva deciso
-sognato-

di tentare qualcosa con lei, ecco che si allontanava.


Sorrise tristemente Ted, quel suo sorriso particolare, di chi ha preso troppi pugni in pancia e ha accantonato ogni spiraglio di felicità.
Sorrise digrignando i denti.
Sorrise per non spaccare tutto e andare a scuoterla chiedendole il perchè.
Il perchè di quel sogno, il perchè degli sguardi che ora gli negava, il perchè di neanche lui sapeva cosa.

Perchè?

Sorriso Incompleto - Atto Primo-VI

Andò a rifugiarsi nel suo solito angolino reggendo il caffè ormai freddo con due mani per cercare di placarne il tremolio.

Soffriva della sindrome da abbandono, ecco perché.

-E' una gran brutta bestia. Parte piano con un semplice particolare che ti si infiltra nel cervello e si moltiplica. Parte così, con un gesto, un vezzo e diventa desiderio puro. Ti ubriaca di luce e ti rende invincibile. Se ne accorgono tutti, il magnetismo è ai massimi livelli ma non appena cogli segnali positivi, il magnetismo si inizia ad affievolire lasciando spazio alle tecniche di seduzione, alla danza del dolore...

Ritorni ad essere insignificante, te ne accorgi tu, se ne accorge lei e si allontana lasciandoti completamente invischiato nel desiderio..abbandonato nel dolore del desiderio.

E più ti dibatti, più si allontana.-

Sharon si era allontanata senza essere mai stata vicina.

Trafitto dalla comprensione, Ted, decise di rischiare.
Si riavvicinò al bancone facendo un cenno a Sharon.
Le chiese un altro caffè e un appuntamento.



Sorriso Incompleto - Atto Primo-VII

Si incontrarono dopo pranzo nel parco dell'università.

Ted aveva scelto inconsapevolmente l'unico luogo in cui non sarebbe sembrato fuori posto.

Cuore in gola, sudore freddo, desideri troppo grandi per essere espressi a parole, sogni illusori e incapacità di giudizio. Sarebbe stato ammesso a pieno titolo al corso di Teste di cazzo, sezione Parco dell'università, indirizzo Cuori infranti.
Con un unica differenza...sarebbe stato lo studente più anziano di quel corso.

Sharon si accomodò a gambe incrociate sulla panca. Guardava Ted mordersi le labbra e rigirarsi nervosamente le mani. Infastidita dal suo silenzio .....(in progress)